Ho rivisto da pochi giorni il mio amico 28cm … In municipio
inseguiva una quarantenne con due labbra come rulli compressori. Un politico di vecchia data, di quelli avvezzi allo scranno,
di quelli che portano il pisello a destra o al centro o financo a sinistra in
base al momento, mi aveva parlato bene delle iperbole linguistiche della romana
cittadina. Una che, a suo dire, amava stuzzicare gli uomini di potere. E il mio
amico 28 cm, ormai lanciato nel mondo della politica, dove annunciare che un
mondo trasparente è davvero facile, si muoveva da tempo come un agente teatrale
in cerca di prime donne. Il rullo cittadino, chiappe sostenute da mutande
elastiche e tette rifatte all’uopo, sorrideva con gli occhi a cuoricino mentre 28
cm le toccava la spalla con il sorriso beota e sognatore, sempre dritto al
bersaglio. Mi è stato riferito che mezza Ostia ha appoggiato il gonfalon
vermiglio tra le labbra a rullo. Io non credo a queste cose ed evito di
chiacchierare, come una servetta di un teatro infimo, di cose a me sconosciute.
Parlare per sentito dire è un inutile esercizio e un lancio di fango vile su
una donna che ama riempirsi la bocca di caldo potere maschile. Non so se tra i
fortunati ostiensi che hanno beneficiato dei servizi del rullo cittadino vi è
anche il mio amico Corbelli. Io intanto mi metto in fila. Per verificare, sia
ben chiaro, le veridicità di certe affermazioni, affinché i meriti siano
guadagnati sul campo e non sulla carta! Con il gonfalon ben dritto e l’orgoglio
di famiglia ben stampato sul viso. Sì, proprio l’orgoglio di anteporre sempre i
fatti alle chiacchiere, mi metto in fila con la speranza di poter godere
finalmente dei servizi della ciarliera e disponibile cittadina romana, ma dopo
il mio amico perché si sa di cosa sono capaci i politici italici davanti a una
opportunità. Patriottica o straniera. Maschile o femminile. A ritmo di flamenco
o in silenzio. Di questi tempi nemmeno di certi amici, ci si può fidare ed è
sempre bene tenerli davanti perché è certo che davanti a un’oppoertunità non si
tirano mai indietro. E’ quasi mezzanotte. Rientro al CIM. Nessuna principessa ha
baciato il mio gonfalon selvaggio. Non ho il sorriso giusto e parole
universali. Ho deciso che prenderò le pasticche. Dormirò a lungo e sognerò.
Sognerò così tanto che presto avrò una nuova storia da raccontare al mondo
intero con la speranza di non provocare divorzi e separazioni... Olè !!!!
Nero Come
giovedì 16 febbraio 2017
mercoledì 15 febbraio 2017
Olè - la vera storia della famiglia Corbelli residente in via Paolini 85 - ( IV e penultima scena)
Ascoltai al telefono il mio amico. L’interurbana secondo
me gli costò un occhio delle testa ma niente in confronto a quello che lo
aspettava a Ostia, suburbio di Roma, provincia dell’impero. In preda al panico,
stanco e assonnato, farfugliava dopo una notte passata a rotolarsi tra le
lenzuola pagate, e profumatamente, con i fondi europei.
Cosa posso fare? – chiese alla fine.
Fammi sentire un mio amico informatico.
Ti chiamo dall’aeroporto. Tra un’ora.
Ma almeno ti sei divertito?
Altro che. Queste dell’est ne sanno una più del diavolo.
E anche più di te? – risposi io ridendo.
Molto più di me. E’ stato uno scambio culturale davvero
di alto livello.
Beh, potrai dire alla flamenchera che le insegni i
segreti delle donne dell’Est.
Vaffanculo. E riattaccò.
La bellezza di avere un amico viaggiatore, scopatore, e
con poco senso dell’ironia.
L' informatico mi spiegò che poco si poteva fare. Non i
cambi di date né cancellazioni.
Ma perché è così preoccupato – mi chiese. E’ bella ricca
e intelligente, la flamenchera?
No…niente di ciò. Imbolsita, morta di fame e nemmeno
un’aquila di intelligenza.
E che aspetta il tuo amico a mollarla? E’ così
innamorato? Perché ci sta insieme?
Nooooo – risposi – non lo è mai stato. Ma non l’ha molla
perché è stato colto dal raptus che coglie gli anziani, i falliti e gli uomini
di potere.
Cioè?
Ha bisogno di una badante, di una segretaria. In realtà è
una che chiacchiera anche quando dorme. Quando ti becca ti racconta tutta la
sua vita. Ma lei vive a occhi chiusi. Non vede e non sente e a lui fa comodo
una così.
Beh …allora inventasse …. Inventasse che la ama …e che le
mail erano solo comunicazioni di servizio. – disse il tecnico – Ha l’occasione
di cambiare vita ma se vuole una badante … auguri da parte mia…
Il mio amico 28 cm se la cavò con poco. Un sorriso dei
suoi, tre o quattro menzogne e soprattutto capitolò su un punto: un
palcoscenico tutto per lei. Lui, spada ben sfoderata e sorriso ingannatore,
avrebbe lottato per regalarle un teatro dove farle rinverdire i fasti di un
tempo. Allora sì che avrebbe potuto dare sfogo ai suoi impulsi sessuali mai
sopiti nel cesso del teatro mentre donna Corbelli avrebbe ricevuto applausi
dalla platea, vivendo come in una bella favola, cornuta e contenta. un
matrimonio che avrebbe funzionato a meraviglia... e così...
martedì 14 febbraio 2017
Olè - La vera storia della famiglia Corbelli residente in via Paolini 85 (scena III)
Quello che non potevo sapere era che Donna Corbelli, la
flamenchera abbottata, vedendolo smagrito e sessualmente svogliato aveva
mangiato la foglia e con ardito intelletto che mai prima aveva dimostrato, aveva
violato il pc del mio amico e trovato la cronologia delle mail che avevamo
spedito da casa mia. Non il contenuto, sia chiaro, che il mio amico 28 cm aveva
provveduto a cancellare, ma solo le date e gli orari della fitta corrispondenza
con la signorina Bocca di Rosa versione Europa dell’est. Altro che rullo di
tamburi e chitarre. Narrano i vicini di via Paolini 85 che la Cobelli flamenchera
parlò per una notte intera, iniziando a rivangare fin dagli esordi, il mondo
della danza che la aveva vista Star e dunque i suoi trascorsi in terra
andalusa. Come aveva potuto, omuncolo morto di fame fare a lei, questo affronto?
Davvero pensava che i suoi 28 cm fossero sufficienti ? Lei che aveva vissuto a
Madrid in una villa con piscina e che per amore si era ridotta a vivere a
Ostia, suburbio di Roma, provincia dell’impero? Come aveva potuto, quel
pezzente trascinarla nel fango? Come aveva potuto mescolare gli umori e le
carni con un zingara di ventisei anni. Quale esperienza poteva avere e cosa
faceva quella schifosa che lei non faceva? Lei che aveva vissuto con il miglior
ballerino di flamenco di Spagna! Quello che non disse, forse per pietà verso se
stessa fu che il ballerino era fuggito con il suo amante, lasciandola sola e
abbandonata e con la piscina senz’acqua e soprattutto che la giovane era bella,
simpatica e vogliosa, Cosa che intuii dai racconti del mio amico Corbelli. La storia si ripete? Non permetterò che una dell’Est balli
sul corpo del mio amor! - urlò infine esausta. Donna Corbelli non te lo permetterà!
Stampò la cronologia delle mail del mio amico 28 cm e si preparò all’assalto,
anticipando telefonicamente quello che sarebbe stato l’incontro a venire.
domenica 12 febbraio 2017
Olè - La vera storia della famiglia Corbelli residente in via paolini 85 - (Scena II)
Il mio amico Corbelli, “28 cm” come ormai lo
chiamavo (ma lui si schermiva, affermando che non arrivava nemmeno alla metà)
aveva deciso di scrivere alla bella dell’Europa dell’est dal computer di casa
mia. Si sarebbero incontrati da lì a pochi giorni per i soliti scambi culturali
finanziati dall’Europa, necessari - mi disse - a far funzionare meglio i rapporti
di coppia. E’ risaputo – aggiunse beato – che si parte con un’idea fissa in
testa. Lo osservai in silenzio. Non perché non fossi d’accordo, anzi. Era
l’idea che i finanziamenti europei si riducessero a una grande ammucchiata, uno
scopatoio, una sorta di meeting dell’amore finanziato con i soldi dei
contribuenti. Scrivemmo insieme la mail, piena di doppi sensi ma ben attenti a
marcare il territorio in cui una amante non deve “aspirare a niente altro”.
Ridemmo di questa battuta come due idioti cresciuti a suon di donne e champagne
mentre in realtà eravamo (poco) cresciuti a pippe e gazzosa. Lo accompagnai
all’aeroporto e gli regalai la consueta scatola di profilattici che chiaramente
non aveva potuto comprare da par suo. Solo gomme italiane – dissi. Stavolta
sarà uno scambio alla pari. Dai un bacio alla Smilza da parte mia e dille che un
biglietto per il trenino è sempre pronto. Mi scrisse un paio di mail. Una di
queste riportava la foto di due chiappe da sogno e due parole che erano un
programma: Sono mie!!!!. Sorrisi, felice per lui che aveva capito l’importanza
degli scambi culturali con l’Europa dell’est.
sabato 11 febbraio 2017
Olè. La vera storia della famiglia Corbelli residente in via Paolini 85 (Scena prima)
Mentre
la signora Corbelli agitava sul palco polpacci da calciatore e glutei
ampollosi, tacchi e fisico ottocenteschi, al ritmo forsennato delle chitarre
flamenchere, suo marito, nel bagno del centro culturale, rinverdiva le promesse
con la belloccia smilza di turno che aveva conquistato con vocaboli soavi. Era
quello il suo modo di conquistare. Insieme allo sguardo ingenuo e il sorriso
pronto. Già, le parole! Erano il cavallo di battaglia del mio amico Corbelli.
Frasi fatte e ripetute sapendo che al saggio di flamenco che teneva impegnato
la signora Corbellifianchilarghi, la belloccia sarebbe stata cotta come una
bruschetta. Frasi ad effetto, dunque, che disegnavano nell’aria mondi di
persone uguali, colori e segni di un mondo che già si intravedevano all’orizzonte, culture
che si mischiavano come lingue, umori e godimenti, In realtà quello che si
scambiava, in quel cesso, erano solo gli umori e altri liquidi che non sto qui
a raccontare. Tutto preordinato fin nei minimi dettagli. Persino la scritta
sulla porta che avvisava il malcapitato che il “Guasto sarebbe stato presto
riparato” appariva e scompariva ad ogni possibile orizzonte di godereccio
pompino. L’azione rivelatasi geniale, era necessaria per far sì che quelle
pareti di due per due metri, adibite ad alcova, rimanessero libere per
velocizzare la pratica che durava il tempo di una danza. Così la beata
avvolgeva di saliva il membro del bel sognatore lasciando che bruciasse gli
attimi di un amore che non sarebbe mai stato, mentre la sua compagna bruciava
calorie flamenchere sul palco, ignara o quasi dei ritmi, tutt’altro che
indiavolati della fortunata belloccia. In fondo era uno scambio alla pari. Lui
sopportava le chiacchiere infinite che narravano sempre e solo di memorie in
terre andaluse e lei sopportava le sue scappatelle di lingue lontane e
universali. Chiaro che si faceva finta di non vedere e non sentire e in questo,
il suono delle chitarre fu sempre un alleato. Suoni sul palco, silenzi nel
cesso, mani che si agitavano e accarezzavano, piedi che sbattevano e tremavano,
bocche che respiravano e lavoravano con sapienza e infine applausi. Lì e là.
Tutti sapevano, tutti negavano. Un po’ come in politica. Sarebbe stata per me
una situazione simpatica se non fossi stato il cupido o forse dovrei dire il
lacchè, involontario del mio amico. Così, dopo ogni esibizione, di flamenco e
labiale, il mio amico si presentava dinnanzi ai miei occhi e diceva: “E’ stata
una prova fantastica” - frase che avrebbe ripetuto per tutta la serata, sicuro
di non sbagliare la destinataria. Ma quello che sottovoce mi chiedeva era :
“Quando vai a casa lasci la mia amica al trenino”. Certo rispondevo io perché
un favore non si nega a nessuno. Tantomeno al mio amico Corbelli. E’ questa la
complicità tra uomini - pensavo. Del resto di ventotto ce ne uno…tutti gli
altri… – ripeteva alludendo alle dimensioni del ben distribuito gonfalon
selvaggio. E così, con la bocca ancora piena e gli applausi ancora scroscianti
(per quali delle due ancora me lo domando) caricavo l’amica smilza sognatrice
sul mio carretto a motore e mi dirigevo verso Ostia antica. Fu dopo il secondo
saggio di flamenco che dotai la smilza di gomme profilattiche, dopo cioè aver
saputo che presto avrebbero fatto un viaggio insieme, verso est e avrebbero
goduto l’uno dell’altro. Tirai un sospiro di sollievo finché non venni a sapere
che la flamenchera aveva trovato una mail.
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