“In
questura i muri finalmente raccontano. Se vuoi maggiori informazioni vai alla
cabina di fronte. Troverai un cellulare. Ti chiamerò”.
Questo
fu il messaggio contenuto nella lettera che Nero Come si vide recapitare quella
sera intorno alle ventidue ora zulu di Roma. Ingurgitava un panino di
marmellata alle fragole e crema di noccioline shekerando il tutto nel suo
intestino con del buon latte freddo senza zucchero quando una busta bianca gli
venne consegnata da un ragazzino.
“Tu
sei il famoso Nero Come ?” – chiese il moccioso.
“Si.
Perché mi rompi i coglioni mentre mangio?”
“Tieni.
Una persona mi ha detto di darti questa”. Aveva lanciato la busta sul tavolo e
si era dileguato spaventato dagli occhi azzurri che lampeggiavano.
Nero
Come non fu come al solito colto dalla curiosità e continuò ad ingozzarsi.
Poi scolò il latte. Ruttò rumorosamente e fortuna volle che i clienti del
locale esultarono per un gol della nazionale così da coprire il cavernoso
ruggito che annunciava l’inizio della trasformazione del cibo in sostanze
assimilabili.
Poi
sbirciando fuori vide una cabina del telefono ricordo del secolo appena
trascorso. Con le mani ancora sporche di marmellata vi si diresse e cercò di
entrarvi ostacolato dalla mole. Il cellulare squillò. Dopo essere entrato di
sguincio nella cabina che puzzava di urina afferrò il cellulare e rimase in
silenzio.
“Se
può essere utile alla causa sappi che in questura continua a circolare la voce
della relazione avuta dalla signora Labbufala e un ufficiale che qui tutti
chiamano Libera. E’ lui che passa le notizie a Labbufala”.
“Libera?”
– domandò sorpreso.
“Stai
zitto ciccione – disse la voce di donna. E’ un omonimo".
"Omo ...che???"
"Minchia quanto sei ignorante ... significa che ha lo stesso nome ma in realtà è un nome di copertura e non ha nulla a che vedere con l’onesta e attivissima associazione del famoso don Luigi che non fa un nome nemmeno se lo ammazzi”.
"Omo ...che???"
"Minchia quanto sei ignorante ... significa che ha lo stesso nome ma in realtà è un nome di copertura e non ha nulla a che vedere con l’onesta e attivissima associazione del famoso don Luigi che non fa un nome nemmeno se lo ammazzi”.
“E
perché questo nome”.
“Te
lo dirò – continuò la donna ma poi basta domande. La scelta cadde su questo
nome perché i due formavano una coppia indissolubile e allora tutti li avevano
appellati Libera e Bella. Sarebbe stato forse più corretto chiamarli La bella e
la Bestia ma sarebbe stato troppo facile individuare la bella e soprattutto la
Bestia. Avremmo potuto anche chiamarli Tarzan e Cita ma anche in questo caso il
risultato sarebbe stato scontato e facile identificare il genio e la scimmia.
L’ultima coppia celebre (e che davvero si addiceva ai nostri) poteva essere Stanlio
e Ollio…"
Nero
Come rideva di gusto incastrato nella cabina che si muoveva al ritmo delle sue
flaccide carni.
“Zitto
bestione”.
“Bestione
a chi? Bada a come parli. Sennò chiamo il mio amico Roberto…”
“E' inutile che ti agiti. Il tuo amico presto verrà ingabbiato".
"Come fai a saperlo".
"Sono una cellerina anche io. Ma ti interessa il resto o no? tagliò corto la voce.
"Come fai a saperlo".
"Sono una cellerina anche io. Ma ti interessa il resto o no? tagliò corto la voce.
“Sì. Sì ...Vai avanti”.
“Sappi
dunque che le malelingue raccontano che il bellimbusto abbia ingravidato Labbufala
ma fonti ufficiali dicono che sia stato il cervo familiare. Dunque solo gossip
all’ombra della questura. Sicuri invece dell’accordo che all’inizio era basato
su uno scambio. Lui preparava i comunicati e lei incapace di scrivere persino
il suo nome li faceva pubblicare su un giornale empio di bufale al servizio dei
mungitori dell’italico popolo e su altri giornaletti di provincia sui quali
scrivevano uomini fatti di pasticche del Cim e di Maria. Lei in cambio metteva
a disposizione il suo corpo con una arte che sfiorava una ninfomane devozione. Uno
scambio alla pari che dava a entrambi soddisfazione. Documenti e soffiate in
cambio di folle di sesso. La relazione li vide impegnati dal 2011 per tre anni
durante i quali i due pensarono persino di separarsi dalle rispettive famiglie fino
all’arrivo del Partito Democristiano che mise fine all’idillio al grido “Prima
la famijia”.
“E
il bufalo?”
“Niente
…continua a giocare a calcetto”.
“Ma
io sapevo di Manganello Del Turco”.
“Ah
quello – rispose la donna al cellulare. È impegnato in altre piste eppoi è
vecchio. Non gli regge il manganello”.
“Bene
– disse Nero Come - e adesso cosa vuoi?”
“Che
lo racconti in giro”.
“E
che sono la serva del villaggio? Io mica sono Labbufala”.
“No
ma potresti compare 20.000 like e atteggiarti a l’uomo più seguito del web.
Potresti perfino partecipare ai convegni, ritirare finti premi costruiti a
tavolino e scrivere libri da sotto un tavolo”.
“Non se ne parla. io racconto solo cose vere” – disse. Ruttò di nuovo al pensiero della bufala.
“Che
cos’è stato?” – chiese la voce.
“Niente.
Si oscura il cielo e mi stimola la digestione”.
“Pensaci
in fretta. Domani ti chiuderanno la pagina Fb”.
“E
tu che ne sai?”
“Lo
dice Labbufala”.
“Ah…allora
stiamo tranquilli. Dì al commissario Libera o come diavolo si chiama di
preparare le manette. Adesso che conosciamo la storia ci sarà da divertirsi. Io
intanto comincio a scrivere…”