Nero Come

Nero Come

sabato 29 agosto 2015

Olè - la seconda avventura di Nero Come

Olè 1 Mentre lei agitava sul palco tacchi e fisico al ritmo forsennato delle chitarre flamenchere, lui nel bagno del centro culturale, rinverdiva le promesse con la belloccia di turno che aveva conquistato con vocaboli soavi. Era quello il suo modo di conquistare. Insieme allo sguardo ingenuo e il sorriso pronto. Già, le parole! Erano il cavallo di battaglia del mio amico. Frasi fatte e ripetute sapendo che al saggio di flamenco che teneva impegnato la ballerina, la belloccia sarebbe stata cotta come una bruschetta. Frasi ad effetto, dunque, che disegnavano nell’aria mondi di persone uguali, culture che si scambiavano, colori e segni di un mondo che già si intravedevano all’orizzonte. In realtà quello che si scambiava, in quel cesso, era la saliva e altri liquidi che non sto qui a raccontare. Tutto preordinato fin nei minimi dettagli. Persino la scritta sulla porta che avvisava il malcapitato che il “Guasto sarebbe stato presto riparato” appariva e scompariva ad ogni possibile orizzonte di godereccio pompino. L’azione rivelatasi geniale, era necessaria per far sì che quelle pareti di due per due metri, adibite ad alcova, rimanessero libere per velocizzare la pratica che durava il tempo di una danza. Così la beata avvolgeva di saliva il membro del bel sognatore lasciando che bruciasse gli attimi di un amore che non sarebbe mai stato, mentre la sua compagna bruciava calorie flamenchere sul palco, ignara o quasi dei ritmi, tutt’altro che indiavolati della fortunata belloccia. In fondo era uno scambio alla pari. Lui sopportava le chiacchiere infinite che narravano sempre e solo di memorie in terre andaluse e lei sopportava le sue scappatelle di lingue lontane e universali. Chiaro che si faceva finta di non vedere e non sentire e in questo, il suono delle chitarre fu sempre un alleato. Suoni sul palco, silenzi nel cesso, mani che si agitavano e accarezzavano, piedi che sbattevano e tremavano, bocche che respiravano e lavoravano con sapienza e infine applausi. Lì e là. Tutti sapevano, tutti negavano. Un po’ come in politica. Sarebbe stata per me una situazione simpatica se non fossi stato il cupido o forse dovrei dire il lacchè, involontario del mio amico. Così, dopo ogni esibizione, di flamenco e labiale, il mio amico si presentava dinnanzi ai miei occhi e diceva: “E’ stata una prova fantastica” - frase che avrebbe ripetuto per tutta la serata, sicuro di non sbagliare la destinataria. Ma quello che sottovoce mi chiedeva era : “Quando vai a casa lasci la mia amica al trenino”. Certo rispondevo io perché un favore non si nega a nessuno. Tantomeno al mio amico. E’ questa la complicità tra uomini - pensavo. Del resto di ventotto ce ne uno…tutti gli altri… – ripeteva alludendo alle dimensioni del ben distribuito gonfalon selvaggio. E così, con la bocca ancora piena e gli applausi ancora scroscianti (per quali delle due ancora me lo domando) caricavo l’amica sognatrice sul mio carretto a motore e mi dirigevo verso Ostia antica. Fu dopo il secondo saggio di flamenco che dotai il carretto a motore di gomme americane. Ma la giovane mi rassicurò. Presto avrebbero fatto un viaggio insieme, verso est e avrebbero goduto l’uno dell’altro. Tirai un sospiro di sollievo finché non venni a sapere che la flamenchera aveva trovato una mail. Olè 2 Il mio amico “28 cm” come ormai lo chiamavo (ma lui si schermiva, affermando che non arrivava nemmeno alla metà) aveva deciso di scrivere alla bella dell’Europa dell’est dal computer di casa mia. Si sarebbero incontrati da lì a pochi giorni per i soliti scambi culturali finanziati dall’Europa, necessari in realtà, a far funzionare meglio i rapporti di coppia. E’ risaputo – disse il mio amico – che si parte con un’idea fissa in testa. Lo osservai in silenzio. Non perché non fossi d’accordo, anzi. Era l’idea che i finanziamenti europei si riducessero a una grande ammucchiata, uno scopatoio, una sorta di meeting dell’amore finanziato con i soldi dei contribuenti. Scrivemmo insieme la mail, piena di doppi sensi ma ben attenti a marcare il territorio in cui una amante non deve “aspirare a niente altro”. Ridemmo di questa battuta come due idioti cresciuti a suon di donne e champagne mentre invece eravamo (poco) cresciuti a pippe e gazzosa. Lo accompagnai all’aeroporto e gli regalai la consueta scatola di profilattici che chiaramente non aveva potuto comprare da par suo. Niente gomme americane – dissi. Stavolta sarà uno scambio alla pari. Dai un bacio da parte mia alla Belloccia e dille che un biglietto per il trenino è sempre pronto. Mi scrisse un paio di mail. Una di queste riportava la foto di due chiappe da sogno e due parole che erano un programma: Sono mie!!!!. Sorrisi, felice per lui che aveva capito l’importanza degli scambi culturali con l’Europa dell’est. Olè 3 Quello che non potevo sapere era che la flamenchera, vedendolo smagrito e sessualmente svogliato aveva mangiato la foglia e con ardito intelletto che mai prima aveva dimostrato, aveva violato il pc del mio amico e trovato la cronologia delle mail che avevamo spedito da casa mia. Non il contenuto, sia chiaro, che il mio amico 28 cm aveva provveduto a cancellare, ma solo le date e gli orari della fitta corrispondenza con la signorina Bocca di Rosa versione Europa dell’est. Altro che rullo di tamburi e chitarre. Narrano i vicini di via Paolini 85 che la flamenchera parlò per una notte intera, iniziando a rivangare fin dagli esordi, il mondo della danza che la aveva vista Star e cioè i suoi trascorsi in terra andalusa. Come aveva potuto, omuncolo morto di fame fare a lei, questo affronto? Lei che aveva vissuto a Madrid in una villa con piscina e che per amore si era ridotta a vivere a Ostia, suburbio di Roma, provincia dell’impero? Come aveva potuto, quel pezzente trascinarla nel fango ? Come aveva potuto mescolare gli umori e le carni con un zingara di ventisei anni. Quale esperienza poteva avere e cosa faceva quella schifosa che lei non faceva? Lei che aveva vissuto con il miglior ballerino di flamenco di Spagna! Quello che non disse, forse per pietà verso se stessa, fu che il ballerino era fuggito con il suo amante, lasciandola sola e abbandonata e con la piscina senz’acqua. La storia si ripete? Non permetterò che una dell’Est balli sul corpo del mio amor - urlò infine esausta! La flamenchera non te lo permetterà! Stampò la cronologia delle mail del mio amico 28 cm e si preparò all’assalto, anticipando telefonicamente quello che sarebbe stato l’incontro a venire. Olè 4 Lo ascoltai al telefono. L’interurbana secondo me gli costò un occhio delle testa ma niente in confronto a quello che lo aspettava a Ostia, suburbio di Roma, provincia dell’impero. In preda al panico, stanco e assonnato, farfugliava dopo una notte passata a rotolarsi tra le lenzuola pagate e profumatamente, con i fondi europei. Cosa posso fare? – chiese alla fine. Fammi sentire un mio amico informatico. Ti chiamo dall’aeroporto. Tra un’ora. Ma almeno ti sei divertito? Altro che. Queste dell’est ne sanno una più del diavolo. E anche più di te? – risposi io ridendo. Molto più di me. E’ stato uno scambio culturale davvero di alto livello. Beh, potrai dire alla flamenchera che le insegni i segreti delle donne dell’Est. Vaffanculo. E riattaccò. La bellezza di avere un amico viaggiatore, scopatore, e con poco senso dell’ironia. Olè 5 Il mio amico informatico mi spiegò che poco si poteva fare. Non i cambi di date né cancellazioni. Ma perché è così preoccupato – mi chiese. E’ bella ricca e intelligente, la flamenchera? No…niente di ciò. Imbolsita, morta di fame e nemmeno un’aquila nel cielo. E che aspetta il tuo amico a mollarla? E’ così innamorato? Perché ci sta insieme? Nooooo – risposi – non lo è mai stato. Ma non l’ha mollata perché è stato colto dal raptus che coglie gli anziani, i falliti e gli uomini di potere. Cioè? Aveva bisogno di una badante, Le ha fatto pena, aveva bisogno di una segretaria. In realtà è una che chiacchiera anche quando dorme. Quando ti becca ti racconta tutta la sua vita. Ma lei vive a occhi chiusi. Non vede e non sente e a lui fa comodo una così. Beh …allora inventasse …. Inventasse che la ama …e che le mail erano solo comunicazioni di servizio. – disse il tecnico – Ora ha l’occasione per fuggire… auguri da parte mia… Il mio amico 28 cm se la cavò con poco. Un sorriso dei suoi, tre o quattro menzogne e soprattutto capitolò su un punto: un figlio. Capace, quello sì, di far mettere la testa a posto all’incallito donnaiolo. E così, come tutte le belle favole, la ballerina visse cornuta e contenta. Mentre lui …. Olè 6 Ho rivisto da pochi giorni il mio amico 28cm … In municipio inseguiva una quarantenne con due labbra come rulli compressori. Un politico di vecchia data, di quelli avvezzi allo scranno, di quelli che portano il pisello a destra o al centro o financo a sinistra in base al momento, mi aveva parlato bene delle iperbole linguistiche della romana cittadina. Una che, a suo dire, amava stuzzicare gli uomini di potere. E il mio amico 28 cm, ormai lanciato nel mondo della politica, dove annunciare che un mondo trasparente è davvero facile, si muoveva da tempo come un agente teatrale in cerca di prime donne. Il rullo cittadino, chiappe sostenute da mutande elastiche e tette rifatte all’uopo, sorrideva con gli occhi a cuoricino mentre 28 cm le toccava la spalla con il sorriso beota e sognatore, sempre dritto al bersaglio. Mi è stato riferito che mezza Ostia ha appoggiato il gonfalon vermiglio tra le labbra a rullo. Io non credo a queste cose ed evito di chiacchierare, come una servetta di un teatro infimo, di cose a me sconosciute. Parlare per sentito dire è un inutile esercizio e un lancio di fango vile su una donna che ama riempirsi la bocca di caldo potere maschile. Non so se tra i fortunati ostiensi che hanno beneficiato dei servizi del rullo cittadino vi è anche il mio amico. Io intanto mi metto in fila. Per verificare, sia ben chiaro, le veridicità di certe affermazioni, affinché i meriti siano guadagnati sul campo e non sulla carta! Con il gonfalon ben dritto e l’orgoglio di famiglia ben stampato sul viso. Sì, proprio l’orgoglio di anteporre sempre i fatti alle chiacchiere, mi metto in fila con la speranza di poter godere finalmente dei servizi della ciarliera e disponibile cittadina romana, ma dopo il mio amico perché si sa di cosa sono capaci i politici italici davanti a una opportunità. Patriottica o straniera. Maschile o femminile. A ritmo di flamenco o in silenzio. Di questi tempi nemmeno di certi amici, ci si può fidare. E’ quasi mezzonotte. Rientro al CIM. Nessuna principessa ha baciato il mio gonfalon selvaggio. Non ho il sorriso giusto e parole universali. Ho deciso che prenderò le pasticche. Dormirò a lungo e sognerò. Sognerò così tanto che presto avrò una nuova storia da raccontare al mondo intero. Olè !!!!