Nero Come

Nero Come

martedì 26 gennaio 2016

Balneari e ciarlatani (con il naso lungo)

Lo vidi e rimasi a bocca aperta.
In giacca nera e papillon sembrava uscito da un film di gangster.
La pancia prominente, gli occhi azzurri e la pelata però lo tradirono. Era sempre lui. Nero Come, il matto scappato dal CIM, sempre pronto a distribuire perle di saggezza.
“Sono stanco – disse. Stanco delle scuse e delle bugie, delle rispo­ste evasive, della gente che si rifiutava di farsi avanti e di dire la verità e di prendersi la responsabili­tà delle proprie azioni. Stiamo vivendo in pieno il declino della civiltà occidentale”.
“La vedo dura oggi – e poi chiesi: Cosa ti è successo?”
Mi guardò con la solita aria di uno che guarda uno sprovveduto e spesso, devo aggiungere, dopo le sue parole, mi sentivo esattamente uno caduto dal cielo, per caso a Ostia.
“Guardati intorno – continuò - dilaga bianca-neve, sempre invitata al teatro del Langue, dilaga il caos, la corruzione nel municipio, le segretarie che gestiscono fondi pubblici, quelle che non si tagliano i peli del pube e delle ascelle e che la danno a MezzaOstia stalker compresi, il disastro amministrativo, il cambia­mento ambientale, l’acqua che sommerge Ostia e delle pompe che funzionano solo di notte mentre altre, più luride, funzionano a pieno regime, della guerra alle associazioni, delle malattie mentali che travolgono certe giornaliste che da giovani si tagliavano le braccia, della fame di uccelli mai visti da certe donne che fanno carriera in municipio e nelle redazione. Cervi che si rimirano allo specchio e non vedono le corna ma competono con giornalisti seri, paralitiche trasformate in scimmie ammaestrate, l’italia Sinistra in un decadimento sempre più accentuato e adesso pure le Locuste pentastellate che vogliono accordarsi con il Partito Defunto per spartirsi la città eterna e…”
“Basta Nero. Ti prego…” – esclamai. Mi hai depresso abbastanza…ma perché sei così abbigliato?”
Finalmente lo vidi sorridere.
“Riunione – esclamò. Ad alti livelli”.
“E ti hanno invitato?” Domandai sorpreso.
“Presunto invitato”.
“Dai raccontami”.
“Al teatro Manfredi… Rutellone convocato dal sindacato dei balneari”.
“E ti sei imbucato?”
“Invitato!!! – esclamò soddisfatto. E sai chi c’era?”
Feci no con la testa ma lui era già partito: “Il prefetto. Quello della digos mandato da Roma”.
“E quindi? – domandai.
“Beh. Se fai due più due dovresti arrivarci pure tu. Però ti aiuto io. I Balneari sono stati accusati di essere mafiosi e Rutellone si presenta a Ostia e il prefetto sale sul palco”.
“Continua” - dissi.
“Quindi i balneari non possono essere mafiosi e chi li ha accusati fino ad oggi ha detto tante cazzate. Quella della legalità era solo un’azione orchestrata dal Partito defunto per rifarsi l’immagine di persone oneste. E da Roma hanno deciso di colpire i balneari”.
“Ora è chiaro. I balneari chiamano Rutellone e il prefetto li benedice salendo sul palco”.
"Vedi che ce la fai anche tu" - esclamò soddisfatto.
“Ma allora la mafia a Ostia?”
"Per ora il prefetto si occupa degli zingari, dello sgombero del centro socio abitativo del Vittorio e dell’Idroscalo. Lì certo la mafia non c’è”.
“E cosa fa la sinistra”.
“Quale?”
“Beh… c’erano i Sel-leroni …”.
"Come al solito. Zampe sotto al tavolo, forchette pronte e occhi chiusi. Del resto se Tazzone ha fatto quello che ha fatto ...”.
“Ma alla riunione c’era pure Sbrodolo?”
“Nooooo…è a Moncalieri hanno scoperto che c’è la ‘ndrangheta e lui è stato eletto lì. Ma è storia vecchia” – aggiunse con l’aria di chi la sa lunga.
“E la premio pulitzer de noantri?”
“Trombata… e ormai non le si avvicina più nessuno. L’hanno sfruttata bene bene quelli del Partito Defunto. Ora non serve più. Va in giro a inventare storie. Palazzi crollati, rughe delle attrici. Ma essersi prestata a fare da megafono alle menzogne del Pd non è professionale. Ha attaccato i balneari e ora...voilà...la vendetta è servita! E poi, ogni volta che si è schierata, i suoi idoli sono caduti nella merda. Tazzone, SottoMarino, Sbrodolo, il pistolero del G8… le rimangono i personaggi del suo circo e i fake che continua a creare…”
“Ma è cavaliere del lavoro…” – dissi io.
“E tu ci credi? Non le sono bastate le minchiate nel municipio di Ostia …ancora continua”.
Mi lasciò così e pensai che aveva ragione ad essere stanco. Avevano rubato a piene mani. Trascinato un’intera città nel fango. Accusato onesti cittadini e imprenditori e adesso se la prendevano con gli ultimi della società civile.
Lo guardai andar via con la tristezza nel cuore. Ma sapevo che sarebbe tornato. Pronto a combattere come solo i pazzi sanno fare.  

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